Vivaldi's Four seasons recomposed by Max Richter

Le quattro stagioni di Vivaldi ricomposte da Richter.

Il primo e secondo movimento della primavera sono una buona rielaborazione del materiale originale, sebbene Richter abbia rinunciato al tema principale, nei primi minuti si condensa tutta la sua bravura. I temi sono frammentati e riorganizzati con modifiche ritmiche, armoniche e “contrappuntistiche” che ricordano Vivaldi ma inseriti in un contesto minimalista.
L’estate (2 mov.) è un altro pezzo riuscito, la nuova tessitura rende il brano più etereo, l’orchestrazione funziona bene senza scadere in facili volgarità.
L’autunno (1 mov.) devo dire che funziona male, sembra di sentire un disco che si incaglia, ovviamente questo effetto è provocato dal ricordo dell’originale, con un materiale nuovo l'effetto sarebbe stato diverso. Il 2 mov. sembra essere solo una rimasterizzazione con suoni Pop, gonfi, ma che a me non dispiacciono, soprattutto pensando agli ubriaconi descritti da Vivaldi, sembra proprio di stare in uno stato di confusione, merito del forte riverbero usato. Il 3 mov. finalmente rivede la mano di Richter, sempre uguale, ma almeno è sua, o forse copiata da Glass e da tutta la scuola minimal.
L’inverno (1 mov) bella l’orchestrazione degli archi che introducono il violino, rende il brano più inquieto, invernale, si avverte proprio una sensazione di orrore che purtroppo cessa appena il tema incalza, dove a mio parere commette l’errore di scadere nell’effetto dei Rondò Veneziano con l’unica fortuna di non aver usato la batteria. Il secondo mov. invece mi piace, sostituendo l’accompagnamento originale con un suono continuo che sospende la melodia in un tempo quasi libero, la musica riprende l’inquietudine del primo mov. che aveva già dato i suoi effetti invernali. L’ultimo mov. risulta gradevole ma poco originale.

A mio parere il lavoro è interessante, soprattutto perché il compositore non si è limitato ad una semplice pettinatura dell’originale nel solo tentativo di riadattare l’opera al gusto odierno, sebbene questo risultato è stato raggiunto a pieno, Richter in questo lavoro si è spinto oltre, intervenendo sul materiale tradizionalmente considerato più musicale: ritmo, melodia, armonia, orchestrazione, ecc. Purtroppo non sempre con esiti positivi, a volte finendo nel riproporre un minimalismo un po’ vintage, forse per assecondare i quarantenni, altre nel comune errore di ridurre il barocco veneziano alla musica dei Rondò Veneziano. 

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