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Teatro di San Carlo |
Il 12.07.14 al San Carlo di Napoli (1737) sotto la regia di Pippo Delbono, è stata rappresentata Cavalleria Rusticana, la prima opera del Livornese Pietro Mascagni. lo spettacolo è stato interpretato sotto una nuova luce, il regista è riuscito a rinnovare l'opera inserendo le sue personali esperienze biografiche e sociali. Sulla scena "Bobò", attore naturale e consueto partecipante negli spettacoli del regista che lo ha sottratto dal manicomio di Aversa dopo 50 anni di reclusione. Le vicende personali sono inserite con riserbo, un racconto nel racconto fluido e silenzioso, raccolto nella dignità dell'esperienza apre una porta che proietta l'opera nel nostro tempo.
L'opera si apre con un prologo del regista in omaggio alla madre recentemente scomparsa, poi Delbono racconta l'incontro con "Bobò". La scenografia asciutta di Sergio Tramonti, depura l'opera dagli eccessi folcloristici, la Sicilia è presentata più reale e fedele alla novella verista di G. Verga, da cui è tratto il libretto. I cantanti indossano i costumi sobri di Giusi Giustino; solenni sono le loro mosse teatrali, intrise di sentimento religioso e di composta drammaticità.
L'opera si apre con un prologo del regista in omaggio alla madre recentemente scomparsa, poi Delbono racconta l'incontro con "Bobò". La scenografia asciutta di Sergio Tramonti, depura l'opera dagli eccessi folcloristici, la Sicilia è presentata più reale e fedele alla novella verista di G. Verga, da cui è tratto il libretto. I cantanti indossano i costumi sobri di Giusi Giustino; solenni sono le loro mosse teatrali, intrise di sentimento religioso e di composta drammaticità.
La musica di Mascagni, diretta da Pinchas Steinberg, è ricca di tutta la cultura del suo tempo ma con occhio rivolto al glorioso passato del belcanto italiano. Si ascoltano moderne modulazioni, sonorità esotiche dal sapore spagnolo ricordano la Carmen di Bizet composta pochi anni prima; sul finale del duetto tra Alfio e Santuzza, quando la giovane rivela la relazione d'amore tra Lola (moglie di Alfio) e Turiddu, un accordo ripetuto due volte mi ricorda la modulazione finale del Bolero di Ravel; tra le curiose affinità musicali, mi è sembrato di avvertire tratti modali di origine americana e addirittura colori d'oriente. Questi legami con la musica di altre culture sono sicuramente da attribuire alle mie personali impressioni, ma è indubbia, l'alta cultura musicale che il compositore già possedeva in questa sua prima opera, dove a mio avviso si avverte il suo eclettismo. L'orchestra composta da un ricco organico include l'organo e le campane, usate come strumento per descrivere l'ambiente religioso. I colori orchestrali sono usati con sapiente eleganza, senza mai cedere alla tentazione pittoresca.
Musica: Pietro Mascagni; libretto: Giovanni Targioni -Tozzetti e Guido Menasci; Direttore: Jordi Bernàcer; Maestro del Coro: Salvatore Caputo; regia: Pippo Delbono; assistente alla regia: Pepe Robledo; scene: Sergio Tramonti; costumi: Giusi Giustino; luci: Alessandro Carletti. Santuzza: Anna Pirozzi; Turiddu: Rafal Davila; Alfio: Angelo Veccia: Lucia: Giovanna Lanza; Lola: Asude Karayavuz. Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo.